P.M. 203
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Carissimo Mario.
Vengo subito a farti la risposta alla tua lettera, che mi
giunse oggi, caro Mario, mi fa molto piacere essere ricordato da te,
invece molti altri amici, non mi ricordano più dal giorno della partenza
per il fronte, non ò più avuto sue notizie, gli scrissi, ma non mi
risposero, invece da te ò ricevuto già diverse volte e se sempre non ti
ho risposto è perché non ciò carta, e qualche volta non ciò tempo, ma
spero che tu, comprenderai che in questi posti non cè tanta comodità,
dallora, si fa come si può Carissimo Mario. Vedo dalla tua lettera che
ai già passato per la seconda volta la visita, e che ti anno dinuovo
fatto rividibile. Devi essere contento del tuo secondo risultato perché
così puoi passare ancora un altro anno di borghesia, capisco che di
bello ormai non cè più molto, perché le ghenghe si sono sfatte, ora sono
quasi tutti sotto le armi e a casa non cè più nessuno, e poi sono
passati ormai i bei giorni mi dici che anche le ragazze sono svogliate,
guarda un po'' di tenerle allegre e fresche tu che puoi, così quando
ritorneremo noi, troveremo un po' di vita allegra, perché qua, non ce
n'è più, quasi non ci penso più alle ragazze, qui è tutto diverso,
invece di sentire le campane a suonare per la messa oppure la sirena
della cartiera, si sente la mitraglia ed il cannone, che tutti i giorni
e tutte le notti fischiano e rombano in tutte le direzioni, noi sciamo
molto vicini ai russi, la prima linea è questa, alle volte verso la
mattina, quando sono di vedetta, si sentono i russi che cantano o che si
chiamano, e di giorno qualche volta, si vedono a passeggiare sulla
opposta sponda del Don, ed allora, la sua passeggiata diventa una fuga
perché la nostra artiglieria non gli dà tregua, gli fanno certe raffiche
i 75 che fanno piacere vederli a scoppiare, ormai i russi anno capito
che per loro è ormai finita, perché quasi tutte le mattine arrivano alla
nostra linea qualche gruppetto, e subito alzano le mani dicendo, pauschi,
camerati e quando li abbiamo presi con noi rivolgono ancora uno sguardo
alla loro linea e con uno sguardo di disprezzo verso quei che sono
rimasti coi fedeli di Stalin ci seguono verso il nostro comando. Tu mi
dici di salutare il mio fratello e Giorgio, ma purtroppo non lo posso
fare perché il mio fratello e a trenta chilometri da me, e Giorgio non
lo più visto da tempo, il più disgraziato sono io ma io non me la prendo
mica, sono sempre allegro lascio che sparano, e quando la sento passare
dico fra me e questa è passata e spero così che passino anche i giorni e
che giungerà poi anche il tempo del nostro rimpatrio, ed allora Mario,
farò come mi dici tu, certe bevute e certe mangiate proprio da alpino.
Salutami tanto la tua famiglia e la mia mamma.
Ti unisco gli auguri di buon Natale e buon Capodanno. Tuo
amico Gianni scrivimi che mi farai piacere, salutami Lucia ti unisco
questa sigaretta slava che mi cambierai con una tre stelle
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